‘Ndrangheta in Lombardia, parla il pentito: “Convinto a cambiare da mio figlio”

pentito 500Oggi seconda udienza al tribunale di Busto Arsizio per il collaboratore di giustizia Emanuele De Castro, nell'ambito del processo Krimisa (troncone bis), che ha acceso una luce sullo strapotere dei clan 'ndranghetisti del nord della Lombardia. Il pentito, che si e' commosso ricordando di essersi dissociato spinto da suo figlio, ha ricostruito i capi di imputazione e i fatti contestati ai 6 imputati del filone di reati minori: pestaggi, aggressioni, summit con il boss Giuseppe Spagnolo (elemento di spicco della cosca Farao-Marincola) a Lonate Pozzolo, Ferno e Legnano nel corso dei quali venivano definite le strategie della locale, i ruoli, le gerarchie, le cariche. Lo riporta l'Agi. Nella prima indagine inoltre era emersa la figura di Franco De Novara, gia' assessore nella giunta di Lonate. Alla domanda della difesa se figure come questa potessero incutere timore a personaggi come il suo, De Castro ha risposto: "Io ero un capo societa', questi sono delinquentelli".

Circostanze e fatti raffigurati dal collaboratore di giustizia sono stati anche ricordati in aula attraverso i filmati registrati durante le indagini dalle telecamere installate dai Carabinieri del Nucleo Investigativo di Milano. De Castro ha illustrato l'arsenale della locale (sequestrato nel corso delle indagine dai Carabinieri della Squadra Criminalita' Organizzata Del Nucleo Investigativo di Milano e della Compagnia di Busto Arsizio): pistole, fucili, silenziatori, munizioni e 10 chili di un micidiale esplosivo ad alto potenziale. Al termine della testimonianza, su richiesta del pm Alessandra Cerreti della Dda di Milano, che, insieme alla collega Cecilia Vassena ha condotto l'inchiesta, De Castro ha spiegato i motivi del suo pentimento. Sono state lette dalla presidente della corte alcune lettere inviate al collaboratore dal figlio, nelle quali il giovane, provato dalla detenzione, implorava il padre di cambiare vita: "Una vita assurda, da criminale", come l'ha definita lo stesso De Castro durante la testimonianza. "Mi sono deciso a collaborare per mio figlio". Un momento durante il quale il collaboratore si e' commosso. De Castro ha inoltre spiegato che il clan aveva appoggiato l'elezione del sindaco di Ferno, Filippo Gesualdi tramite il consigliere comunale Enzo Misiano e che Gesualdi "era a disposizione" anche se poi "non ha mai fatto nulla". Nelle parole del pentito anche l'allora sindaco di Lonate Pozzolo, Danilo Rivolta, era stato eletto grazie al loro aiuto e in particolare grazie a Cataldo Casoppero, principale imputato in questo troncone del processo. Rivolta si sarebbe addirittura impegnato a far togliere una multa da 200mila euro.

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