#questononèamore .Quello che le donne non dicono

Riceviamo e pubblichiamo:

Il sabato mattina si riempie di gente sulla strada principale, la stanca provincia si affanna agli angoli dei palazzi commentando risultati sportivi. La piazza istituzionale , dove si affacciano edifici pubblici è contornata da piccoli gazebo e da un camper della Polizia di Stato. "Questo non è amore",potrebbe essere il titolo di una canzone di successo, ma è un insieme di parole che nasconde forti violenze,soggezioni psicologiche, devianze latenti e reali che sfociano in femminicidi."Violenza di genere" , la distorsione del non ritorno del controllo emozionale, la diseducazione emotiva di padri e mariti, figli della generazione massiva della comunicazione o vittime dei retaggi culturali di patriarcato violento. Le parole e lo scambio di opinioni sono il viatico migliore per iniziare un cammino di prevenzione e diffusione di comportamenti etici. Troppi silenzi avvolgono gli adolescenti, nelle scuole, nelle stanze di casa, silenzi velati dal ruolo sociale. Troppe omissioni e incomprensioni di segnali latenti che sfuggono agli occhi attenti di chi dovrebbe educare. La Polizia di Stato ,la divisa, rappresenta la disciplina, la prevenzione, non la repressione, ma comprensione ,per tutte le donne che dovrebbero urlare i forti silenzi che testimoniano le violenze subite. Si innesca un meccanismo con la nuova legislazione del "codice rosso", che tutela le vittime ,ogni piccolo segnale o episodio di minaccia può trasformare un pugno di neve in valanga. Storie vissute in prossimità personale, anche in situazioni di educazione e docenza con alunni che rappresentano la dispersione scolastica, per molteplici motivi. Attitudini personali, non integrazione nel rapporto singolo classe, bullismo, situazioni familiari con problematiche legate alla legalità. Bisogna immergersi nel disagio per comprenderlo e combatterlo. Bisogna creare una rete che avvolga chi vuole denunciare violenza, tra Polizia di Stato, Movimenti Forensi con gratuito patrocinio, sociologia relazionale e centri di ascolto e anti violenza. Tenendo tra le mani lo splendido opuscolo edito dalla Direzione Centrale Anticrimine del Dipartimento della Pubblica Sicurezza Ministero dell'Interno,colpiscono le testimonianze e le denunce di donne che scelgono il coraggio dell'agire denunciando ,alternato dalle belle immagini dei professionisti della Polizia di Stato ,che mostrano il fattore umano del loro sguardo e della loro comprensione, non l'aspetto operativo di ordine pubblico o repressione . Riflettiamo intorno ai gazebo dei centri anti violenza, scambiamo opinioni e linee di azione con il Movimento Forense Reggio Calabria, l'opportunità di creare una rete è l'arma e la bellezza della prossimità, nata con il ruolo di poliziotto di quartiere ,in cui l'aspetto psicologico era lo schermo ideale dell'azione preventiva dell'azione repressiva. Il numero delle vittime della violenza di genere, è sempre in costante aumento, ma non bisogna mai abituarsi, bisogna sempre indignarsi, quasi come una piazza di un sabato mattina di una città di provincia, che non accoglie migliaia di fans che accorrono per l'apertura di uno negozio sportivo, testimoniando l'apatia di una città piegata nelle sue contradizioni e nei suoi silenzi. Perchè è fragoroso il silenzio di quello che le donne non dicono.#questononèamore.

Fulvio D'Ascola sociologo dei processi culturali e relazionali