Tonino Filocamo, il ragazzino del bar

IMG-20200815-WA0000 di Nino Mallamaci* - Avrei tanta voglia di parlare con quel ragazzo, quello la cui foto sta sul giornale. In essa, quello che viene indicato come vicino a un boss e oggi classificato pentito, Tonino Filocamo, appare per come appariva, da almeno 15 anni, alla mia vista: un bravo ragazzo. I primi tempi, dopo l'apertura del bar sul viale Calabria, era proprio un ragazzino.

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Lo ammiravo, perché a quell'età lo vedevo seduto dietro la cassa per ore, quando non c'era la madre e, se non erro, il padre. Educato, gentile, garbato. Davvero, se Lombroso vedesse questa foto e questo giovane uomo, getterebbe nel cestino tutte le sue teorie una volta per tutte. Nel corso degli anni, la mia frequentazione del locale della sua famiglia si è fatta saltuaria. Ma non perché fosse successo qualcosa di spiacevole, come faccio quando mi accorgo che certi esercenti, per la totale mancanza di educazione, non meritano di entrarci, nei loro negozi. Solo perché era oramai fuori dal mio abituale tragitto. Ma quando capitavo in zona non avevo dubbi: era quello il bar dove prendere un buon caffè ricevendo un trattamento esemplare. Prima o poi avremo un quadro più preciso dai giornali e dai resoconti dalle aule di giustizia, anche se già dalle intercettazioni pubblicate un'idea ce la si può fare. Ma io vorrei tanto parlare con lui. Per sapere. Per capire. Lo vorrei guardare mentre parla, studiarne l'espressione per cogliere magari qualcosa che non ho colto in tanti anni. Sono interessato a sapere se già da ragazzino aveva scelto quella carriera, o se sono stati eventi particolari a deviare il suo percorso di vita. Nel caso fosse confermata quest'ultima ipotesi, ne sarei sollevato, da un lato.

Mi "consolerei" nel verificare che, in effetti, non mi ero sbagliato così clamorosamente: era davvero un bravo ragazzo. Tuttavia, d'altro canto, non potrei non riflettere su come la vita può cambiare le persone, chissà per quale ragione. Uno sgarbo, o anche un'amicizia troppo forte e al contempo troppo sbagliata. E il bravo ragazzo si trasforma. Non un dr. Jekill e mr. Hide, quindi, nello stesso tempo lavoratore serio e delinquente. Ma un ragazzo che, divenendo uomo, e aprendo non so quale porta, si ritrova ad agire in maniera opposta rispetto a prima, pur mantenendo un'esteriorità immacolata. Un Dorian Gray, più che altro. Un mistero che, col tempo, verrà svelato. Rimarrà invece misteriosa, in ogni caso e come sempre, la natura umana.

E sarà arricchita di una nuova dimostrazione empirica la lezione valida in ogni tempo e in ogni luogo: siamo esseri imperfetti, e in virtù di questa imperfezione abbiamo l'obbligo morale di astenerci, per quanto possibile, dal condannare o assolvere chiunque. Sappiamo sempre troppo poco, perfino di noi stessi, cui tra l'altro siamo sempre pronti ad accordare clemenza, per ergerci a giudici o, peggio, a fustigatori. Guardo ancora una volta la foto dell'uomo col foulard, sulla prima pagina del giornale, quello indicato come 'ndranghetista pentito. Sì, è proprio lui, il ragazzino alla cassa del bar all'angolo, gentile e garbato.

*Avvocato e scrittore