Ci avete rubato le campane, ma non potete rubarci il cuore

reggiochiesaortodossa500di Daniele Castrizio* - Da quasi sei anni mi ritrovo indegno parroco della Chiesa di San Paolo dei Greci, prima parrocchia ortodossa a Reggio dopo mille anni di schiavitù e di olocausto culturale dei Greci di Calabria. La generosità del Monastero del Consolatore di Oropòs in Attica, presso Atene, ha edificato nel 2010 a Reggio questo splendido monumento, in pieno accordo con la Sacra Diocesi Ortodossa di Italia e Malta, e del suo Arcivescovo, il Metropolita Gennadios Zervòs. Il dono comprendeva anche suppellettili e campane, e ci ha dotato di una chiesa funzionante e molto bella, adattissima per i riti cristiano ortodossi, e tutto questo solo in memoria e ricordo di San Paolo, venerato qui con l'epiclesi di "Maestro dei Reggini" per aver portato a Reggio il Cristianesimo, prima città in Italia con un suo vescovo. Reggio ha meritato questo dono eccezionale e irripetibile solo per la sua Storia, e per il ruolo che ha saputo svolgere per un millennio, prima di essere sommersa dalla marea germanica, che ancora oggi richiede le sue vittime da sacrificare al dio denaro. Reggio ha saputo conservare e valorizzare questo splendido dono? La risposta è, ahimè, semplice: NO! Fin dai primi giorni dopo l'inaugurazione sono iniziati i danneggiamenti e una sorta di assedio, per tentare di farci andare via dalla struttura, così che essa potesse essere più convenientemente utilizzata quale luogo di spaccio e di consumo di stupefacenti, di prostituzione e di incontri illeciti. La lista di quello che ci è successo è lunghissima: vetrate mandate in frantumi, scale rotte con massi, tegole spaccate con pietrate, incendio doloso della nostra sala parrocchiale, scassi, furti, scritte oscene e sataniche su muri e scale, a cui si è aggiunto poche notti fa il furto di due bellissime campane in bronzo.

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Scrivo queste righe non con l'intenzione di farmi compiangere, e nemmeno per chiedere aiuti economici, giacché l'orgoglio degli ortodossi e la loro generosità ha sempre saputo fare fronte a tutti i problemi, confidando sempre nell'aiuto di Dio. Scrivo, invece, perché sono mosso da cristiana pietà nei confronti dei vandali, dei ladri e dei loro genitori. Essi non sanno, perché ormai ridotti al rango di bestie senza ragione, che, grazie alle loro azioni, sono incorsi nell'Anatema, nella maledizione divina: tutto ciò che pianteranno non darà frutto, qualunque loro impresa fallirà, tutto ciò che loro toccheranno appassirà.

Forse costoro, forti dell'impunità che hanno goduto per i loro atti negli ultimi sei anni, si sono illusi di potere sfuggire alla giustizia terrena, che poco ha fatto per punire queste bestie di satana, ma sappiano che non sfuggiranno alla Giustizia divina. Ridete della nostra mitezza, della nostra bontà, della nostra capacità di perdonarvi, voi che siete solo dei vigliacchi senza onore e senza rispetto, ma preparatevi a considerarvi come dei nuovi Caino, che vedeva maledetta ogni sua impresa. Per voi, bestie senza Dio, non c'è che una strada: quella di Zaccheo, che si pentì dei suoi furti, restituì il maltolto e ottenne il perdono. Fatelo finché siete in tempo, prima che la vostra malattia spirituale si trasformi in malattia fisica e ogni vostro provento illecito serva solo a comprare farmaci che non vi guariranno dalla tenebra che vi ha preso il cuore. La Chiesa vi aspetta a braccia a aperte, come il padre della parabola del figliol prodigo ha saputo attendere il ritorno del dissoluto per abbracciarlo. Questo vi dovevo dire, bestie senza più umanità, perché non mi è dato odiarvi, ma solo volervi bene, anche se siete avvolti nell'ombra della morte e posso solo pregare per voi, affinché siate in grado di liberarvi della maledizione divina che vi avvelena.

Quanto al quartiere di Sbarre e alla Città di Reggio, non posso che prendere atto di come l'indifferenza nei confronti del Male abbia ormai ridotto la gran parte della cosiddetta società civile a degli schiavi che accettano ogni sopruso e si piegano di fronte alla violenza della malvagità. Se non torneremo all'orgoglio dei nostri padri non credo che riusciremo ad alzare la testa e a superare la morte civile che sta portando Reggio verso il baratro. È già successo nei secoli passati, quando in città due famiglie di delinquenti si affrontavano a colpi di cannone. Era il Seicento, ma la storia tende sempre a ripetersi ... Per parte nostra, della piccola comunità ortodossa di cui sono onorato di essere il temporaneo pastore, non posso che gridare, a nome di Giovanni, di Sergej, di Daniela, di Elia, di Giuseppe, di Ninò, di Michele, di Antonio, di Claudio, di Mariami, di Marine, di Marcella e di tutte le belle persone che la compongono, che le bestie ci hanno rubato persino le campane, nell'indifferenza di tutti, ma non ci potranno mai rubare il cuore.

*Parroco della Chiesa di San Paolo dei Greci di Reggio Calabria e docente universitario