"Cavalli di ritorno" tra Calabria e Sicilia: 13 misure cautelari

carabinieri2704Dalle prime luci dell'alba è in corso l'operazione 'Gipsy Village' a Cosenza, Montalto Uffugo, Torano Castello (Cosenza) e Barcellona Pozzo di Gotto (Messina): i carabinieri del comando provinciale di Cosenza puntano a disarticolare un gruppo criminale, attivo nel cosiddetto 'Villaggio degli Zingari' di Cosenza, specializzato in estorsioni con il metodo del ''cavallo di ritorno''.

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Oltre 120 carabinieri stanno dando esecuzione ad un'ordinanza di misure cautelari, emessa dal gip presso il tribunale di Cosenza, su richiesta della locale procura della Repubblica, nei confronti di 13 indagati, a vario titolo, per i reati in concorso di ricettazione, furto ed estorsione.

"E' un'operazione che si concentra soprattutto nel villaggio degli zingari, a Cosenza, e che ha disarticolato un gruppo specializzato nel cosiddetto "cavallo di ritorno", e gli indagati, dopo aver rubato i veicoli, si facevano pagare da 850 a 2000 euro per la loro restituzione, secondo il valore del mezzo". Lo dice il Capitano Giuseppe Merola, Comandante della Compagnia dei Carabinieri di Cosenza, che ha guidato l'operazione "Gipsy Village", eseguita stamattina con l'ausilio di 120 militari. "Il nostro consiglio è quello di denunciare sempre - ha detto ancora il Capitano - e ringrazio chi lo ha fatto, descrivendo tutte le modalità con le quali sono state perpetrate queste vere e proprie estorsioni".

Dei 13 indagati, 2 sono stati condotti in carcere, 9 agli arresti domiciliari, uno sottoposto all'obbligo di dimora e un'altro all'obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. Ricostruiti 12 episodi tra furti e ricettazioni di mezzi (3 furgoni e 9 autovetture), 9 estorsioni consumate per la restituzione dei veicoli e 2 tentativi di estorsione, fatti perpetrati da gennaio 2019 a gennaio del corrente anno. L'operazione rappresenta un seguito di quelle denominate "Scacco al cavallo" e "Scacco al cavallo 2", eseguite dai carabinieri del Comando Provinciale di Cosenza il 16 novembre 2018 e 4 luglio 2019, nell'ambito delle quali erano gia' stati arrestati alcuni degli indagati di oggi. Il gruppo criminale, composto in gran parte da rom riusciva a contattare i proprietari delle autovetture trafugate, costringendoli alla consegna di somme di denaro per la restituzione del mezzo. Gli indagati, una volta individuato il proprietario del veicolo rubato, stabilivano il primo contatto nel quale invitavano la vittima a recarsi in via degli Stadi, all'interno del cosiddetto "Villaggio degli Zingari", sede del quartiere dagli stessi completamente controllato. Ed e' infatti il villaggio Rom di via degli Stadi la base logistica per lo svolgimento della predetta attivita', all'interno del quale i vari indagati operano con ruoli interscambiabili, essendo indispensabile la cooperazione di piu' persone per la commissione dei furti, la custodia dei mezzi trafugati, la gestione dei rapporti con le persone offese, fasi che potevano essere condotte nella assoluta sicurezza della copertura data dalla complicita' dei residenti. Le vittime venivano agganciate sul luogo del furto o attraverso telefonate effettuate da cabine telefoniche pubbliche, con l'indicazione delle modalita' per la restituzione dell'auto. Tra i tanti episodi documentati, vi sono anche casi in cui le stesse parti offese hanno deciso di recarsi direttamente nel quartiere di via degli Stadi, per chiedere a referenti individuati di poter recuperare il mezzo, sapendo di dovere corrispondere una somma di denaro. Il passaggio successivo consisteva nello svolgimento della trattativa per stabilire l'entita' del prezzo da pagare per la restituzione che il piu' delle volte variava da 850 a 2 mila euro. All'atto della riscossione, veniva indicato il luogo dove si trovava il mezzo. Solo in limitati casi si e' riscontrato, in assenza di una intesa sulla somma, il ricorso a minacce comrpesa quella della distruzione della vettura. I carabinieri hanno recuperato 36 mezzi rubati, sentendo a sommarie informazioni 52 vittime. Di queste 4 sono satte denunciate per favoreggiamento personale in quanto hanno negato tutto, non fornendo alcuna collaborazione.