Operazione "Brother": ecco come funzionava la rete dello spaccio nel Cosentino

HashishIl market dello stupefacente era continuamente attivo: sostanze stupefacenti del tipo hashish e marijuana erano sempre disponibili per i clienti, prevalentemente del posto o dei centri vicini, a qualsiasi ora del giorno. Se pero' l'avventore riusciva a far conoscere in anticipo ai pusher le proprie "necessita'", procurare anche stupefacente del tipo cocaina non sarebbe stato un problema. Ampi erano anche i margini di guadagno per gli spacciatori: dai 5 euro per una "storia" di marijuana oppure una "birra" di hashish, sufficienti a soddisfare la singola consumazione individuale, ai 500 per un "pallone" da quasi 200 grammi di marijuana, da poter condividere con piu' persone per un periodo di tempo piu' lungo. A richiesta erano inoltre disponibili vari quantitativi di cocaina per tutte le tasche. Una volta concordato l'appuntamento con un messaggio telefonico, avveniva lo scambio per strada, tra una stretta di mano e l'altra oppure nel corso di un breve saluto tra conducenti di autovetture, confusi fra i passanti, preferibilmente di sera. All'individuazione delle persone arrestate i militari sono giunti attraverso intercettazioni di numerose utenze telefoniche e mediante il posizionamento di diverse telecamere nel centro urbano di Malito: 24 gli assuntori identificati e 63 episodi di cessione di sostanze stupefacenti documentati e oltre 200 invece quelli ricostruiti a seguito dei contatti intercorsi tra venditori ed acquirenti in oltre un semestre di indagini. Per il trasposto dello stupefacente si organizzavano spostamenti con due distinte auto una delle quali svolgeva la funzione di vedetta, lanciando l'allarme ai complici in caso di avvistamento delle pattuglie dell'Arma. Delineato anche il ruolo di una delle compagne dei pusher, destinataria di misura cautelare sempre al seguito del proprio fidanzato per consentirgli di fornire un'immagine di apparente normalita' agli occhi degli sconosciuti e offrire un nascondiglio tra i propri indumenti intimi per occultare lo stupefacente in caso di eventuale necessita'.

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Due persone sono finite agli arresti domiciliari e altre tre sono state sottoposte all'obbligo di dimora nei Comuni di Malito e San Mango d'Aquino. E' il bilancio dell'operazione "Brother", condotta dai Carabinieri della Compagnia di Rogliano (Cosenza). L'indagine e' scaturita da un controllo effettuato, sul finire del mese di novembre 2018, nei confronti di 4 uomini, tutti residenti tra Malito e Grimaldi, che, alla vista di una pattuglia, hanno cercato di liberarsi di un involucro gettandolo dal finestrino dell'auto a bordo della quale viaggiavano. L'involucro era stato pero' recuperato: conteneva alcune dosi di cocaina. I militari hanno poi scoperto che il centro storico di Malito era stato trasformato in una vera e propria piazza di spaccio. Il market dello stupefacente era continuamente attivo: hashish e marijuana erano sempre disponibili per i clienti, prevalentemente del posto o dei centri vicini, a qualsiasi ora del giorno. Se pero' l'avventore riusciva a far conoscere in anticipo ai pusher le proprie "necessita'", procurare anche cocaina non sarebbe stato un problema. Ampi erano anche i margini di guadagno per gli spacciatori: dai 5 euro per una "storia" di marijuana oppure una "birra" di hashish, sufficienti a soddisfare la singola consumazione individuale, ai 500 per un "pallone" da quasi 200 gr. di marijuana, da poter condividere con piu' persone per un periodo di tempo piu' lungo; a richiesta erano inoltre disponibili vari quantitativi di cocaina per tutte le tasche, dai 60 euro per una "pietruzza" ai 1.000 euro per una "pezzata". Tutti termini, quelli elencati, che ormai rientrano nel bagaglio lessicale comune ad ogni pusher. Concordato l'appuntamento con un messaggio, ecco avvenire lo scambio per strada, tra una stretta di mano e l'altra oppure nel corso di un breve saluto tra conducenti di autovetture, confusi fra i passanti, gli automobilisti e la normalita' del vivere quotidiano. La cadenza degli scambi, prevalentemente serali, era pressoche' oraria. L'attivita' investigativa e' stata condotta sia tramite l'intercettazione di numerose utenze telefoniche che mediante la strategica collocazione di diverse telecamere nel centro urbano di Malito. Identificati 24 assuntori e documentati 63 episodi di cessione di sostanze stupefacenti. Oltre 200 invece quelli complessivamente ricostruiti a seguito dei contatti intercorsi tra venditori ed acquirenti in oltre un semestre di indagini. 

Gli spacciatori trovavano una soluzione per qualsiasi esigenza: se l'avventore non poteva muoversi da casa per qualunque ragione o non era nelle condizioni di transitare per il centro storico di Malito, lo stupefacente gli veniva consegnato a domicilio oppure veniva fissato un appuntamento presso la vicina area di servizio usualmente denominata Savuto, lungo la SS 616. La gran parte degli avventori identificati, vista l'imponente mole di materiale probatorio raccolto dai militari e per non rischiare di essere denunciati alla Procura della Repubblica di Cosenza per il reato di favoreggiamento personale, ha ammesso il proprio stato di dipendenza, riconosciuto gli spacciatori e fornito dichiarazioni utili per documentarne le responsabilita' in modo ineluttabile. Individuato anche il canale di approvvigionamento della droga, riconducibile ad un fornitore Cosentino. Le sue responsabilita' sono state documentate con riscontri oggettivi che hanno consentito alla Procura della Repubblica di Cosenza di chiedere ed ottenere misure cautelari personali anche nei suoi confronti. Diversi poi i metodi escogitati dai pusher per trasportare lo stupefacente nella Valle del Savuto senza cadere nelle maglie dei controlli dei Carabinieri della locale Compagnia. Gli indagati erano infatti soliti organizzare meticolosamente l'approvvigionamento delle sostanze illecite, viaggiando a bordo di due distinte autovetture per minimizzare i rischi connessi: la prima, con a bordo un unico soggetto, svolgeva la funzione di vedetta, lanciando l'allarme ai complici in caso di avvistamento delle pattuglie dell'Arma. A seguire c'era la seconda automobile, con a bordo il resto della banda e lo stupefacente, pronta a cambiare in modo repentino il percorso in caso di necessita'. I militari hanno anche documentato il ruolo di una delle compagne dei pusher, anch'essa destinataria di misura cautelare, sempre al seguito del proprio fidanzato per consentirgli di fornire un'immagine di apparente normalita' agli occhi degli sconosciuti, offrendo anche un nascondiglio tra i propri indumenti intimi per occultare lo stupefacente in caso di eventuale necessita'. I componenti della banda erano soliti appellarsi l'un l'altro con il termine "brother", ovvero fratello in lingua inglese, da cui il nome dell'operazione. Contestualmente alle misure cautelari personali, i Carabinieri hanno eseguito anche 5 decreti di perquisizione domiciliare, emessi nei confronti di altri soggetti anch'essi indagati in stato di liberta' per "detenzione e cessione di sostanze stupefacenti in concorso".