Cosenza, Apicella: "Food and beverage in centro, non c'è più spazio. Serve regolamentare la materia"

"Non c'è più spazio per ulteriori aperture di locali per la somministrazione di cibo e bevande, i cosiddetti FOOD AND BEVERAGE nelle parti centrali della Città: corso Mazzini, piazza Bilotti, Piazza Santa Teresa.
La mia opinione è che il legislatore comunale non può più sottrarsi dal normare e regolamentare la materia così per come compatibile con le previsioni normative contenute nell'art. 64 del decreto legislativo n.59 del 2010.
Sono diverse le questioni cui porre la nostra attenzione in qualità di consiglieri comunali". Lo si legge in una nota del consigliere Annalisa Apicella.

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"Innanzitutto disporre delle restrizioni e/o delle limitazioni su nuove aperture di locali di cibo e bevande lungo l'asse cittadino principale svolgerebbe il compito meritorio di invitare gli imprenditori che volessero aprire tale tipo di attività verso altre direzioni della città meno congestionate e con maggiori possibilità espansive e di vivibilità. Questo consentirebbe un po' a tutta la città di crescere in maniera più uniforme con la conseguenza anche di una attenzione maggiore di tutti i soggetti coinvolti nella pulizia e nella manutenzione degli spazi pubblici.
Altro ordine di fattore, assolutamente non secondario, è la tutela dei livelli occupazionali. Difatti, chi ha già aperto un'attività commerciale ed ha fatto un investimento economico anche importante in termini di personale assunto, verrebbe ad essere tutelato da ulteriori nuove aperture. Non vorrei ricordare che su piazza Bilotti, a seguito dell'apertura di un grande fast food seguì la chiusura di tante piccole attività che si affacciavano sulla piazza come sul corso. E' corretto invece, ora che la città ha avuto questa grande spinta economica, "proteggere" chi già lavora con prescrizioni che senza scadere nell'arbitrio tengano dentro diverse motivazioni. Infine poiché la materia prevede appunto che i comuni adottino piani di programmazione delle zone del territorio da sottoporre a tutela prevedendo limitazioni o divieti all'apertura di nuove strutture proprio se ricorrano ragioni di sostenibilità ambientale, sociale e di viabilità che rendano impossibile consentire ulteriori flussi di pubblico, diventa anche un modo per limitare l'inquinamento acustico dei residenti e l'ulteriore accumulo di traffico a ridosso del centro cittadino.
Accanto alla tutela di chi già c'è merita poi un discorso a latere un impegno puntuale sul decoro cittadino. Assistiamo con soddisfazione al proliferare di tante nuove attività, così come nello stesso tempo esiste un totale disordine e abuso di ogni regola sull'occupazione dello spazio pubblico.
Quindi necessitano regole chiare e disciplina da parte di tutti. Non è possibile assistere a ciò che è sotto gli occhi di tutti. Perché una città sia amabile deve essere bella ma anche ordinata. Assistiamo, percorrendo l'intera città, ad attività che occupano circa 50/60 metri quadrati esterni e che hanno reso un corso così grande, una gimcana tra tavolini, sedie, fioriere, alberi, statue e quant'altro. Marciapiedi su corso Plebiscito e Via Roma completamente occupati che rendono impossibile l'utilizzo dello stesso e costringono i pedoni a camminare su strada. Ma gli esempi sono tanti. Questa confusione non va bene. Ricordo a me stessa che l'art.2 del Regolamento Comunale in materia di Cosap (Canone per l'occupazione di spazi ed aree pubbliche) dice che per "Occupazione" di suolo pubblico si intende la disponibilità o l'occupazione anche di fatto, di suolo o di spazi pubblici con conseguente sottrazione degli stessi all'uso generale della collettività.
Necessita quindi una regolamentazione puntuale degli arredi, delle misure massime che possono essere occupate all'esterno e, non per ultimo, la certezza del versamento della tassa secondo lo spazio effettivamente".