Maestra, non ho capito la lezione. Se potessimo ripeterlA...

torinoregginapromozionedi Paolo Ficara - Tra sogno e realtà. Ancora qualche ora e suoneranno due campanelle per la Urbs Reggina. La prima sarà quella della campagna abbonamenti: un autentico successo che non ha avuto bisogno di particolari appelli. Il presidente Luca Gallo ha toccato tutti i tasti giusti. I tifosi vedono una proprietà ambiziosa, una squadra forte ormai in tutti i reparti, nonché la prospettiva di una risalita nel calcio che conta. Giova solo ricordare che chi si abbona adesso (c'è tempo fino alle 19:00 presso lo stadio "Granillo") godrà di una prelazione per le eventuali gare interne dei playoff.

E se sogna Gallo, che sta facendo calcio per la prima volta in vita sua, può e deve sognare anche la tifoseria.

Si può sognare una semifinale dei playoff, che però potrebbe valere come una finale in virtù della promozione in più concessa alla Serie C. Nel girone A c'è il Novara, attualmente settimo. Qualora gli amaranto si mostrassero più forti della penalizzazione, potrebbero posizionarsi meglio dei piemontesi nel proprio girone. E potersi giocare un'eventuale semifinale di ritorno in casa. Chiudere gli occhi. Ed immaginare un tiro al volo di Bellomo.

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Spesso si individua la prodezza di Rigoni come spartiacque per il destino di quella Reggina. Un ritorno in Serie A probabilmente avrebbe allontanato lo spettro del fallimento, avvenuto 5 anni dopo. Invece, quel pareggio nel playoff promozione ha fatto sì che si stringesse la cinghia, anno dopo anno. Costringendoci a rimpiangere un periodo d'oro. Un periodo non goduto abbastanza.

Forse siamo diventati troppo presto di bocca buona. Le imprese dei primi anni, accompagnate da settori ospiti interamente colorati d'amaranto negli stadi più importanti d'Italia, hanno lasciato spazio ai malumori di chi sperava di alzare l'asticella. Di diventare l'Udinese della situazione. Cosa sia mancato, alla Reggina di quel periodo, per compiere un ulteriore salto di qualità, può saperlo solo il presidente Lillo Foti. Ma se potessimo tornare indietro, considerando l'orrore degli ultimi anni con tanto di identità abbandonata, faremmo i caroselli anche per le salvezze conquistate per il rotto della cuffia.

Oggi proviamo in tanti la sensazione di non aver capito la lezione della maestra alle elementari, dato che la Serie A ha rappresentato il paese dei balocchi per il tifoso-bambino della Reggina. Adesso disponiamo di una maestra dall'accento romano, che ha già messo in chiaro di volerci viziare. Non dobbiamo arrossire nel chiedere di poter ripetere la lezione. O con la consapevolezza di non averla capita, o facendo finta.

Siamo stati definiti come coloro che aspettano il Messia, che raccontano una realtà inesistente. Ci siamo sempre sforzati di offrire dei paragoni. La Reggina è arrivata (e ci è rimasta) in Serie A con programmazione ed umiltà. Comprando a poco (o a zero) e vendendo a tanto (o a tantissimo). Oggi è grazie a quel blasone che potevamo anelare ad una proprietà danarosa, con possibilità di investire nell'acquisto di strutture. Non esiste una ricetta infallibile per arrivare in Serie A e soggiornarci il più a lungo possibile. Ce la fa l'Empoli, con le caratteristiche di cui sopra. Ma ce la fa anche il Sassuolo, così come hanno provato l'ebbrezza il Carpi o il Frosinone, grazie a presidenti che non guardano al milione in più o in meno.

Se l'attuale Urbs e futura (finalmente) Reggina vuole essere arrogante, intendendo la volontà di far valere il proprio blasone al cospetto di Trapani, Vibonese e quant'altre, non significa che sta andando oltre la propria dimensione. Anzi. Ci dovevamo chiedere come fosse possibile che si presentassero in 10 colossi a Bari, mentre a Reggio si spacciava sterco per cioccolata. Dobbiamo capire che se in Italia esiste un imprenditore con voglia di investire nel calcio, a livello di Serie C, dopo Vicenza che è già occupata c'è Reggio Calabria. Ed in Serie B, andando a guardare la storia recente dei vari club, non è che ci siano tantissime altre piazze davanti.

Anche se il percorso del presidente Gallo rispecchierà nel giro di pochi anni quelli che sono i favolosi intenti, non sarà mai come la prima volta. Sarà una Reggina diversa. Non avremo i Poli, i Giacchetta, i Possanzini della situazione. Un altro giapponese non sortirebbe lo stesso effetto del primo. Però potrebbe esserci una solidità economica tale, da consentire ad un nuovo Perrotta di arrivare in nazionale da calciatore della Reggina, e non solo da calciatore cresciuto nella Reggina.

Subito dopo la campanella della campagna abbonamenti, suonerà quella del calciomercato. E forse non avevamo mai vissuto una sessione simile, da asso pigliatutto della categoria. Impronosticabile il numero di spettatori per il derby di domenica contro il Catanzaro. Le motivazioni per venire allo stadio sono esponenzialmente opposte a quelle che hanno indotto parecchia gente a rimanere a casa, negli ultimi anni.

Gallo ha parlato di Serie A, invitando però i tifosi a farsi viziare ed a scrivergli direttamente via mail. Non si stupirebbe se gli chiedessimo di andare in Europa League, per non smentire la nostra fama di incontentabili. Abbiamo anche la fama, però, di tifoseria calda che ha già portato per mano la propria squadra a lottare coi giganti. Da domenica 3 febbraio, si ricomincia la lezione.